Avete mai provato una sensazione strana varcando la soglia del Parco di Monza? Guardate tutti quegli alberi secolari, i giochi di luce fra i rami che sembrano delle lame, ascoltate il fruscio delle foglie, osservate i bagliori e le ombre. Sono sensazioni strane che forse ricordano antichi riti pagani e feste all’ombra delle querce.
Appena si entra nel parco si viene immediatamente catapultati in una dimensione particolare, che ci ricorda il legame antico dell’uomo con la natura e che risveglia le nostre origini: non vi sembra di scorgere antiche presenze, entità superiori che si diceva abitassero il Bosco bello e che venivano anche considerate delle divinità od energie superiori?
Con il passare del tempo, quando il Cristianesimo si affermò sul paganesimo, tutto ciò che aveva attinenza con i vecchi riti venne rivestito di un’aurea oscura e malvagia…ecco che allora i simpatici folletti del parco potevano apparire come presenze poco piacevoli ed inquietanti.
Esiste una guida del 1841 scritta da G.A. Mezzotti ed intitolata “Passeggiata nel Real Parco di Monza” che narra di alcuni fantasmi del Bosco Bello.
Per esempio si racconta di due personaggi che ricordano la storia di Romeo e Giulietta di Shakespeare. I protagonisti appartengono a delle famiglie nobili di Milano che nel secolo XV si rifugiarono nel loro castello in Brianza per scappare alla peste: sono i Peregalli da Peregallo e i Lesmi da Lesmo.
Rosa Peregalli fece innamorare per la sua bellezza Gian Guidotto da Lesmo, dando inizio così ad un fitto scambio epistolare che sfociò poi in un matrimonio clandestino. Esso venne celebrato da un ecclesiastico che viveva a Santa Maria delle Selve e che cercò, con successo, di riappacificare le due famiglie. Dopo poco tempo però Rosa morì improvvisamente, forse avvelenata, ed in seguito Gian Guidotto venne trovato assassinato a pungnalate nel Bosco bello. L’astio fra le due famiglie quindi si accese nuovamente e si giurarono eterna vendetta.
Sembra che l’urna sepolcrale dei due amanti fosse presente nel parco fino al 1700, con una lapide in latino che testimoniava la loro tragica fine e la loro grande storia d’amore sfortunato.
Altra presenza del Parco di cui si narra l’esistenza è quella della matta Tapina, di cui parlava sempre Mezzotti nella sua guida: si trattava di una strega, vestita con abiti dai colori sgargianti, che si divertiva con il suo carro a spaventare gli abitanti di Monza, dopo la venuta degli Spagnoli. La matta Tapina, a seconda dei vari periodi storici, assunse le vesti o di curatrice con le erbe o di strega spaventosa. Rimane un detto in Brianza che dice: ” Mi sembri la matta tapina” che sta ad indicare una bambina dal temperamento particolarmente vivace.
Avvicinandosi invece a Villa Mirabello, all’ ora del tramonto, possiamo provare a percepire alcune presenze. Ci sono testimoni che giurano che una volta chiuse le finestre dopo le 21 si possono sentire dei passi pesanti per i corridoi, accompagnati da una grossa risata. Sappiamo che Villa Mirabello è stata costruita sopra i resti di un vecchio castello e che fu molto amata dal Cardinale Angelo Maria Durini, il quale vi soggiornò per lungo tempo. Nel 2005, dopo un lungo restauro, furono riaperte al pubblico le porte della Villa, insieme al suo magnifico salone da ballo. Può essere che il Cardinale Durini sia felice di vedere la sua casa riportata ad antico splendore e che rida per questo. Di certo il paesaggio che porta a Villa Mirabello è molto suggestivo verso l’ora del tramonto, con quel viale di carpini che porta a Villa Mirabellino e può creare suggestioni curiose…
Se invece avete voglia di accompagnare i vostri bambini in un percorso incantato, fatto di fate e gnomi, vi consiglio quello proposto dalla Reggia di Monza.
Seguite le indicazioni e buon divertimento!
“Varcando il grande cancello della Porta di Monza i più esperti giovani visitatori sanno che si entra in un mondo magico popolato di misteriosi esseri fatati. Il momento migliore per un incontro ravvicinato si sa è il crepuscolo. Proseguite e lasciate alla spalle la vita quotidiana, qui si vive solo di fantasia e della bellezza della natura. Proseguite fino al primo incrocio, qui troverete la cascina Cavriga, voltate a sinistra e incamminatevi nel bosco magico. Dopo pochi metri farà capolino, tra i cespugli di sambuco, arbusto caro alle streghe, un grande faggio . Sotto questo grande albero si racconta, avvengano le sfrenate feste delle fate del parco. In alcuni periodi dell’anno, specialmente in autunno, è possibile anche vedere i cerchi di funghi detti “cerchi delle fate”. Di fronte a voi c’è Cascina Bastia, dal suo cortile è possibile entrare nei giardini della Villa Reale. Ed ecco apparire il laghetto dei Giardini Reali luogo prediletto dalle Ondine, esseri simili alle fate e legate all’acqua. La Torretta poi ospita il fantasma di un’antica dama dalla chioma lunga e fluente. Il suo nome era Poesia. Si narra che la notte del 24 giugno sia possibile avvertire il suo canto nei pressi del Tempietto. Proseguendo lungo il laghetto si giunge alla caverna dei guardiani dei tesori: i coboldi. Se si sta in silenzio al crepuscolo è possibile udire il ticchettare dei loro picconi alla ricerca di pietre preziose nel parco.
Se poi correte nel grande pratone situato, dietro la Villa Reale è possibile riposarsi sotto le due grandi querce , una detta rossa per via della colorazione autunnale delle sue foglie e una nostrana. Questi antichi alberi sono talmente vecchi da conoscere generazioni di gnomi. Li conoscete? Dal cappello a punta tutto rosso! Loro abitano sotto le radici delle querce. Le loro porte sono lì a due passi dalle vostre scarpe! Potete lasciargli un po’ di dolci, ne vanno pazzi, oppure qualche goccia di buon latte in una ghianda!”
COMMENTI DISABILITATI SU QUESTO POST