Mancano pochi giorni al termine della mostra in Galleria civica su “I fumetti della memoria”.
Il 27 gennaio in tutto il mondo si festeggia la Giornata della Memoria per non dimenticare le vittime dell’Olocausto e Monza ha voluto partecipare alle celebrazioni con una mostra-evento molto particolare e che io ho apprezzato particolarmente.
Ho infatti scoperto un mondo che non conoscevo molto, ovvero quello del fumetto: un mezzo di comunicazione come il cinema e la letteratura, ma con una marcia in più per la sua potenza creativa. Il fumetto ha una straordinaria capacità di informare, rivolta sia ai grandi che ai piccoli ( non dimentichiamo infatti che prima iniziamo a disegnare e poi a scrivere) ed anche con una grande potenza comunicativa.
I fumetti in mostra hanno avuto secondo me la straordinaria capacità di rendere fruibili e comprensibili, anche ai più giovani, i contenuti difficili e profondi delle tre storie rappresentate in mostra.
Per sottilineare la “necessità di non dimenticare” sono state selezionate pagine da tre graphic novel di fama internazionale: Art Spiegelman, David Polonsky e Will Eisner.
Sono rappresentati tre scenari diversi ma con un’unica tragedia: lo sterminio di interi popoli condotto in modo sistematico e freddamente programmato, con tutte le gravi conseguenze che si protaggono nel tempo e attraverso generazioni intere.
MAUS di Art Spiegelman ci racconta dell’Olocausto attraverso i ricordi del padre dell’autore, ponendo l’attenzione sulle conseguenze psicologiche dei sopravvissuti e la ricaduta sulle seconde generazioni, cosa che spesso purtroppo viene ignorata.
Maus è la storia di Vadlek Spiegelman, un ebreo sopravvissuto alla strage di Hitler, e di suo figlio, un cartoonist che cerca di trovare un punto di incontro con suo padre, con la terribile esperienza vissuta dal genitore e la Storia stessa.
La cosa che più mi ha colpito di questa graphic novel è la scelta di rappresentare gli ebrei come topi, una scelta di grande genialità secondo me. Il topo infatti è sempre stato visto come un essere minaccioso, che scatena nell’uomo la voglia di annientamento, terrorizza, è portatore di malattie ed infezioni. Così i tedeschi vedevano gli ebrei: come un virus, una piaga e qualcosa da cancellare.
L’autore ha poi voluto far riferimento all’immaginario collettivo tedesco per rappresentare gli altri personaggi. I tedeschi vengono rappresentati come i gatti, ovvero i cacciatori dei topi; i polacchi sono i maiali perché dai tedeschi venivano chiamati schwein; gli americani sono visti come dei cani, i naturali nemici dei gatti; i francesi sono le rane in quanto sono da sempre stati chiamati “mangiarane”; gli inglesi sono dei pesci in quanto consumatori di “fish and chips”; gli svedesi sono renne in quanto sono una popolazione nordica ed infine gli zingari sono rappresentati come delle farfalle perché non hanno fissa dimora.
Molto interessanti sono anche i fumetti de “IL COMPLOTTO-La storia segreta dei protocolli dei Savi di Sion” di Will Eisner: viene ricostruita la storia della presunta cospirazione giudaica per conquistare il mondo, un testo costruito a tavolino per screditare gli ebrei e diffondere la convinzione che costituissero un pericolo da eliminare.
Eisner ricostruisce la storia di Mathieu Golovinsky, l’uomo che nel 1898 scrisse i protocolli su commissione dei servizi segreti russi in Francia. I Protocolli iniziarono a diffondersi sempre più, alimentando l’idea anche del “pericolo ebreo”. Nel 1921 però il Times con un articolo ne dimostrò chiaramente la falsità, ma questa prima prova dell’inautenticità non ebbe l’effetto di arrestarne la diffusione.
La propaganda nazista in Germania se ne impossessò e ne fece uno dei suoi capisaldi. Nonostante i processi negli anni Trenta a Berna li avessero ritenuti solo spazzatura per alimentare l’odio contro gli ebrei, i Protocolli vennero spacciati lo stesso come autentici.
I fumetti di Eisner hanno qualcosa di stupefacente ed insieme impressionante: come si possono ancora ritenere autentici dei Protocolli che sono dichiaratamente falsi? Come può l’odio e la crudeltà umana arrivare a tal punto? Guardare quelle immagini ci fa davvero capire quanto la mente umana posso essere folle e perversa.
La terza graphic novel, “VALZER CON BASHIR- Una storia di guerra” di David Polonsky, racconta del massacro nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila nel 1982. Le illustrazioni sono ora irreali, ora da orrore, ora da incubo. I colori sono sfumati ma allo stesso tempo angoscianti e spettrali: da soli esprimono l’aberrante realtà della guerra.
Un altro spazio che mi è molto piaciuto della mostra è quello dedicato ai fumetti di Elena Mistrello, “LA NEVE ERA BIANCA”,con i quali si racconta della fucilazione di tre partigiani monzesi. Nelle immagini possiamo rivedere luoghi a noi familiari e che sono stati protagonisti di momenti storici pieni di terrore.
Domenica 21 febbraio la mostra-evento terminerà ma ti consiglio vivamente di non perderla: non solo per “non dimenticare”, ma per cercare dei punti di riflessione interessanti grazie alle immagini dei fumetti ed anche per avvicinare i più piccoli ad un momento tragico della nostra Storia, così delicato da spiegare ai bambini e ragazzi.
Primo Levi aveva spiegato in maniera stupefacente il messaggio che secondo me la mostra vuole lasciarci:
“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre.”
I Fumetti della Memoria
Scenari di sterminio
Dal 23 gennaio al 21 febbraio 2016
Galleria Civica, Via Camperio 1 MONZA
Orari: ore 15-19 da lunedì a venerdì ore 15-19
sabato e domenica ore 10-13 e 15-19
INGRESSO LIBERO
info: mostre@comune.monza.it – tel. 039 366381
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