Il corteo storico di Monza torna, con la XXXVI edizione, per la Sagra di San Giovanni, patrono della città, sabato 10 giugno alle ore 21.
Con la rievocazione storica si è da sempre voluto tenere viva la memoria sulla grandezza della storia di Monza: ogni anno viene presentato un nuovo tema per cercare di dare luce sulla storia di Monza e dei suoi protagonisti.
Ci saranno due novità durante questa edizione: una è incentrata sull’apertura del corteo, grazie ad grande stendardo dipinto, e l’altra riguarda dei personaggi famosi che sfileranno con i costumi medioevali.
La manifestazione, come sempre, si ispira alla storia di Monza, la Modoetia medioevale, per far capire ai suoi abitanti la fondamentale importanza che la città aveva su tutto il territorio: era infatti una città davvero ricca di cultura, storia e tradizioni, punto di riferimento di tutti i paesi circostanti.
Per le vie di Monza sfileranno centinaia di figuranti in costume d’epoca per rappresentare donne e uomini del tempo, di ogni ordine e grado, dalle autorità religiose e politiche, ai nobili, al clero fino al popolo.
Il corteo partirà dalla Torre Viscontea presso Largo Mazzini, alle ore 21, al suono di chiarine e tamburi, dando spettacolo con esibizioni varie che sapranno stupire il pubblico.
Quest’anno si tornerà indietro nell’anno 1345, quando i preziosi cimeli, donati a Monza dalla Regina Teodolinda, dopo un esilio durato 20 anni presso Avignone in Francia, tornano in città. Viene così portata a conclusione l’edizione dell’anno scorso, in cui veniva rappresentato l’episodio del Duomo ricostruito nel 1300 grazie al primo Giubileo, ma svuotato in seguito delle sue ricchezze.
Esse ritornarono a Monza grazie all’Arcivescovo di Milano Giovanni Visconti, affiancato dal fratello Luchino e dal seguito di familiari, cortigiani ed ecclesiastici.
Come ogni anno sarà emozionante vedere sfilare costumi di un’epoca così lontana ed affascinante e vogliamo raccontarti qualche piccolo segreto sull’abbigliamento medievale.
Nel 1345 si era già verso la fine del periodo del medioevo e il vestito doveva essere comodo, durevole e rappresentativo. Molto importante era il colore: quanto più colorato e sgargiante era il vestito tanto più elevata era la classe sociale.
Nobili ed aristocratici usavano quindi vestire con abiti di colore rosso, bianco o verde, mentre il popolo indossava abiti grigi o marroni.
Ricchezza e classe sociale dovevano essere ben visibili e diventa così molto comune per l’aristocrazia medievale l’utilizzo di gioielli, pietre variopinte e metalli lucenti.
Le stoffe più comuni erano il lino e la canapa oltre a sete, damaschi e broccati.
Gli uomini di solito vestivano brache, ovvero calzoni di tela sottile lunghi fino alle caviglie tenuti da una corda che fungeva da cintura. Poichè nel medioevo non si utilizzavano tasche era uso comune legare un sacchetto (scarsella) a questa corda per contenere soldi, oggetti e chiavi.
Il mantello era solitamente riservato ai nobili, mentre le calzature potevano essere di vario tipo sia scarpe che stivaletti, generalmente con la punta in su. La donna poteva portare anche il tacco alto.
Un accessorio importante era il copricapo di diverse forme: berretto di lana o tela, con pesante berretto floscio, conico, con l’estremità ripiegata, munito di paraorecchi per l’inverno, calottine di cotone o cappello di feltro a larghe falde abbassate, per l’estate.
L’abbigliamento femminile non era molto diverso da quello maschile: ovviamente non portavano le brache e talvolta si cingevano il seno con un velo di mussolina, tipo l’attuale reggiseno.
Anche le donne vestivano una tunica, che poteva essere normale (semplice e lunga) o composta, in modo da slanciare la figura e disegnare la forma dei fianchi, del ventre e del dorso.
Lo scollo era sempre ampio e rotondo, le maniche lunghe e svasate a partire dal gomito.
A completamento della tunica la donna sfoggiava una cintura molto ampia, di cuoio intrecciato, di seta o di lino, sapientemente allacciata.
Le donne più giovani portavano solitamente i capelli con la scriminatura al centro e due trecce che scendevano sul petto (talvolta anche fino alle ginocchia).
Gli abiti dei contadini erano totalmente differenti rispetto a quelli dei nobili: erano generalmente fatti con tessuti a buon mercato, casacche e mantelli erano più corti (per risparmiare sulla stoffa) e non si indossavano né calze né scarpe, ma rudimentali zoccoli in legno. Tutti viaggiavano a gambe nude e non portavano copricapo.
Sabato avremo l’occasione di ammirare i costumi dell’epoca lungo le vie del nostro bellissimo centro di Monza e sarà un pò come tuffarsi in un mondo lontano che ci ha sempre affascinato.
Monza Reale avrà il piacere di seguire la vestizione di tre donne e ti svelerà i segreti del backstage del corteo storico di Monza: tenetevi pronti! 🙂
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